Viola, il colore di una Troia

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    ***Attenzione, se trovate questo racconto sulla rete, pubblicato con altro nickname, è sempre mio, sono sempre io***
    Non è molto bdsm addicted, tuttavia mi va di condividerlo.
    È di qualche anno fa.





    L’incontro con Valerio era programmato da qualche giorno, dovevo raggiungerlo a casa sua per le 19.
    Mi aveva chiesto di vestirmi con una gonna e imposto di non indossare l’intimo, neanche il reggiseno.
    Non amo che mi vengano dettate condizioni, ma con Valerio c’è confidenza e a letto siamo molto complici, cosicché trovai normale esaudire una sua banale richiesta.
    A pochi chilometri di distanza dal punto di arrivo, vidi la notifica di telegram dove Valerio mi comunica di aver avuto un imprevisto; di aver fatto tardi sulla tabella di marcia e di fermarmi al Carrefour situato poco prima della sua abitazione.
    Mi aspettava nella corsia c del parcheggio, al piano terra.
    Riconobbi la sua auto rossa e mi affiancai, mi fece cenno di parcheggiare.
    Sostai l’ automobile e mi fiondai nella sua.
    Mi sorrise, mi baciò con la lingua e immediatamente volle controllare che avessi eseguito le sue istruzioni in materia di abbigliamento.
    Era autunno, cominciava a far fresco. Valerio mise la sua mano in mezzo alle mie calze autoreggenti e toccò la mia fica, completamente rasata, già calda e umida.
    Con decisione mi rimise la lingua in bocca e allo stesso tempo due dita affondavano tra i miei umori.
    Tirò fuori uno dei miei seni dalla maglia e cominciò a succhiarmi il capezzolo, a morderlo, a tirarlo e io mugolavo di piacere.
    Posò i suoi occhi intensi sui miei e disse : “ ho organizzato un gioco per te, non aver paura, è tutto sotto il mio controllo, li ho selezionati io, tu devi solo godere e far la Troia “.
    Risi per non piangere, non ero pronta, non ero preparata mentalmente per quel fuori programma.
    Mi consegnò una bustina viola, sigillata e mi disse di aprirla solo quando fossi nuovamente seduta nella mia auto.
    “Vai” disse, e aggiunse:” ti aspetto dopo”.
    Scesi dall’auto con pensieri contrastanti, non sapevo se accettare quel fottuto gioco o fargli capire che io solo, decidevo cosa e come fare.
    Era una questione di principio.
    In auto da sola aprii la bustina, più per curiosità che per desiderio; tuttavia le mani tremavano, riconobbi la sua minuscola ma precisa calligrafia.
    Lessi ad alta voce il biglietto, c’era scritto il numero di targa, il modello, il colore dell’auto e che mi aspettava al primo piano del parcheggio.
    Le istruzioni erano chiare.
    Voleva che lo spompinassi fino a farmi sborrare in faccia e nel frattempo dovevo farmi dilatare il culo, prepararmi per lui.
    C’era scritto che il singolo in questione doveva filmarmi, fotografami e inviargli il materiale
    Il suo post scriptum citava così :” Divertiti, fai uscire la Troia che c’è in te, sentiti di libera e godi per me”
    Ero ancora incerta se accettare o meno quella proposta trasgressiva ma la mia testa era già eccitata da quella novità.
    Girai la chiave nel cruscotto e raggiunsi il primo piano, feci due volte il giro del parcheggio e trovai l’auto descritta, parcheggiai e con una camminata incerta la raggiunsi. Vidi da dietro, che il posto di guida era già occupato, quindi feci il giro. Lo sportello era già aperto, un giovane ragazzo mi sorrise, aveva il membro già fuori dai pantaloni. Sapevo cosa dovevo fare e non lo feci attendere, presi il glande tra le labbra, con la mia lingua calda ci girai intorno, la passai aprendo il canale, percorsi tutta l’asta, gli baciai le palle, le presi in bocca mentre la mia mano stringeva la sua lunghezza, dopo averci giocato un po’, gli sputai la mia saliva sopra e lo presi tutto in bocca, lui spingeva con il suo bacino per ficcarmelo in gola e io acconsentivo accogliendolo, prendevo fiato e ricominciavo, la saliva colava ovunque.
    Mentre lo spompinavo egli scattava delle foto, successivamente posò il telefono e mise due dita dentro la mia bagnata fica e poi, si fece largo nel mio buchino.
    La posizione non era comoda, ma mi arresi immediatamente a quel piacere. Più stantuffava con le dita più colavo saliva dalla mia bocca, spingeva le sue dita dentro la mia carne vogliosa.
    Mi venne sul viso, fece un breve video del suo sperma colante tra le mie labbra.
    Mi asciugai con un fazzolettino di carta e pensando di aver finito mi preparai per scendere, ma lui mi consegnò un’altra busta viola.
    Conoscevo già la modalità, dovevo leggerla solo nel momento in cui fossi in auto da sola.
    Il messaggio diceva: “ sali al piano due” e c’erano le indicazioni di un’altra vettura.
    Mi ritrovai in un’auto lussuosa, un uomo brizzolato e con barba mi mise la lingua in bocca, mi succhiò i capezzoli tirando fuori il mio seno prosperoso.
    ntravidi avvicinarsi al finestrino un altro uomo, mi sentivo ancora più Troia sapendo che qualcuno mi avrebbe vista mentre godevo. Era la prima volta che rischiavo di esser vista e di farlo all’aperto.
    Presi in bocca il membro duro e grande dell’uomo brizzolato, lo insalivavo e mentre scompariva nella mia bocca, con la mano lo segavo.
    Sentivo che stava per venire ma egli mi blocco, decise di aprire la portiera dal mio lato e chiese allo sconosciuto di inginocchiarsi dietro di me, di leccarmi il buchino e di allargarmelo con le dita.
    Egli mise un dito dentro ma lo implorai di inserirne un secondo, cominciavo a sentirmi vulnerabile, volevo trattenermi ma non ci riuscii, cominciai a goderne.
    Godevo per esser tra due sconosciuti, godevo perché sentivo l’odore dell’uomo precedente.
    Godevo perché il mio buchino si allargava sempre più.
    Godevo perché avevo un cazzo in bocca pronto ad esplodere il piacere.
    Godevo perché in quel parcheggio potevo esser vista e quel brivido di proibito mi dava alla testa.
    Non so quanto tempo stetti dilatata davanti alla faccia di quell’uomo.
    Inaspettatamente mi chiesero di tirare giù il sedile ed entrambi si fecero una sega fino a sborrarmi sul viso.
    Presi il solito fazzolettino di carta e mi ripulii alla bell e meglio.
    Quello che io pensavo fosse un semplice guardone mi porse un’altra busta viola, nonostante fossi ancora frastornata dai forti orgasmi mentali mi apprestai ad aprirla
    Mi chiedeva di raggiungerlo a casa.
    Misi in moto e andai sotto il suo portone, lo specchio dell’ascensore rifletteva la mia immagine un po’ spettinata e quei rivoli bianchi, ormai secchi, dei piaceri donati agli sconosciuti
    Aspettandomi alla porta, Valerio mi prese tra le braccia, mi fece cenno di fare silenzio, mi annusò il viso, e poi si chinò ad annusarmi l’ano e si accertò che fosse dilatato; infine mi prese la mano e disse “il tuo profumo da Troia è il migliore afrodisiaco”
    Ci chiudemmo la porta alle spalle.

    Edited by Fiore - 29/4/2024, 10:37
     
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